STEREO DOUBLE CD 24 BIT DIGITALLY REMASTERED 3 LPs on 2 CDs Composer and instrumentalist Ken McIntyre (1931-2001) was one of the least forbidding of the wave of young musicians involved in the so-called 1960s new thing. Although his music reflected the jazz avant garde s total emotional com- mitment, he never discarded the more conventional jazz structures or forms while embracing the unexpected and unpredictable. And if his incendiary alto solos developed over fixed harmonic lines, they shared the same aesthetic motivations as those of Eric Dolphy or Ornette Coleman. A technically competent flautist, he could also deliver valid, always interesting ideas. Like McIntyre, his four colleagues on the first album, Stone Blues, were Bostonians, all virtually unknown. But they had been together for a while before recording and were very sympathetic to his music. Made a month later with the premier talents of Eric Dolphy, Walter Bishop, Sam Jones and Art Taylor, Looking Ahead marked McIntyre s debut release as leader with a gripping session giving a revelatory insight into the forces motivating McIntyre and Dolphy. The combustible front line benefited from Bishop s consis- tently fine piano and the work of Jones and Taylor. The third album here, Honi Gordon Sings, introduced a new singer backed by an impeccable rhythm section: guitarist Wally Richardson, bassist George Duvivier and drummer Ed Shaughnessy. McIntyre and pianist Jaki Byard, not players one would expect on a vocal album, were the major soloists on a thoroughly enjoyable and stimulating set.
E**W
Classic and rare jazz album
Ken McIntyre - later Makanda Ken McIntyre - was one of America's greatest multi-reed players. This early recording has always been an eloquent expression of his deeply spiritual, driving, on-fire playing.
D**C
TRE RIEDIZIONI STORICHE ASSOLUTAMENTE MERITEVOLI
Non conoscevo Ken McIntyre. Sulle sue tracce mi ci ha portato Eric Dolphy, del quale stavo cercando di completare la discografia e così ho trovato questo LOOKING AHEAD: incisioni del giugno 1960 per la produzione di Rudy Van Gelder. Ma andiamo con ordine perché questo doppio CD della spagnola Fresh Sounds comprende ben tre album, re-issues del catalogo New Jazz-Prestige collegate al percorso sonoro del buon McIntyre. Si comincia in ordine cronologico con le tracce di STONE BLUES, maggio 1960 e quindi appena prima della citata sessione con Eric Dolphy: qui il nostro si presenta al sax alto e al flauto, circondato da un quartetto di giovani musicisti bostoniani (così presentati nelle note introduttive), per una serie di originals a sua firma più il classico «I’ll Close My Eyes» interpretati con spirito tardo bop e una vena melodica che emerge soprattutto, ma non solo, nei pezzi al flauto: «Melliflous» e «Smax» i miei preferiti e tra i musicisti – che peraltro non conosco - segnalerei John Mancebo Lewis per il suo bel lavoro al trombone. Lasciando ancora un attimo da parte il disco con Eric Dolphy, farei un salto di due anni al marzo 1962 per trovare il nostro Ken McIntyre nelle inaspettate vesti di solista-accompagnatore per l’album di esordio - HONI GORDON SINGS è il titolo – di una giovane promessa del canto jazz mainstream. Che poi di lei questa sia rimasta l’unica prova discografica originale non ne sminuisce l’interesse. Duttile e sofisticata alla voce, con un’evidente (e inevitabile) rimando a Sarah Vaughan, Honi Gordon si fa apprezzare sia nell’interpretazione di inediti come «My Kokomo» che nella rivisitazione di classici: il mingusiano «Strollin’» subito in apertura oppure «I’ll Wind» a seguire. D’altra parte McIntyre, prevalentemente al flauto, la asseconda benissimo valorizzando la sua vena melodica e riservando la sola «Walkin’ Out The Door» al sax alto. Ottima e solida la sezione ritmica cui si aggiunge al piano uno scintillante Jaki Byard come partner di lusso. Dopo averci girato intorno è il momento di tornare a LOOKING AHEAD, che di questa riedizione plurima costituisce il punto centrale. Sia fisicamente - perché il LP originale è stato diviso a metà con tre brani a chiudere il primo CD e altrettanti ad aprire il secondo (scelta discutibile per la continuità d’ascolto, ma accettabile se si vuole pensarla come le due facciate di un long-playing) – ma centrale soprattutto per il valore di queste tracce che ci appaiono assai più “moderne” delle altre. La differenza è tutta nella stimolante presenza di Eric Dolphy accanto a McIntyre: le performance di entrambi al contralto ed al flauto si intrecciano e si rincorrono in un percorso stilisticamente affine, con McIntyre – specie al flauto - sempre un filo più lineare nella parte melodica; più “nervoso” Dolphy che già sente avvicinarsi la grande ombra di Ornette Coleman assieme al quale si calerà di lì a pochi mesi (dicembre 1960) nell’improvvisazione collettiva dell’epocale Free Jazz. Per restare a questo album, oltre allo standard «They All Laughed», cinque pezzi sono originali a firma di McIntyre ed è «Dianna» in chiusura che merita un’attenzione particolare per l’emozionante confronto tra il flauto ed il grintoso clarinetto basso di Dolphy, entrambi ben sostenuti per tutto il disco dall’affidabilissima ritmica di Sam Jones al basso, Art Taylor alla batteria e soprattutto Walter Bishop – modernamente powelliano – al piano. In conclusione: un set di riedizioni storiche assolutamente consigliabili e – particolare non trascurabile - valorizzate da un’impeccabile iconografia.
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